Francesco Arrivo si dedica alla pittura, alla scenografia, all’arredamento, alle possibilità offerte dai linguaggi visuali. La sua ricerca é rivolta verso un’indagine sempre più approfondita ed articolata del mondo sensibile e non, e verso la sperimentazione sui linguaggi visuali possibili mediante la contaminazione e la distruzione consapevole, oltre ad una stratificazione ipertestuale nella quale il “testo” diviene, proprio come naturale conseguenza etimologica, il “tessuto” sul quale è possibile definire le proprie immagini.
Come scenografo dopo aver iniziato a praticare il teatro, si è dedicato per molti anni a collaborazioni con superstation televisive, ossia emittenti locali con ampia copertura territoriale, realtà disseminate su tutto il territorio nazionale che lui considera affascinanti luoghi di sperimentazione ricchi di potenzialità ancora inesplorate ed inespresse.
Dopo aver avuto esperienze di insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Firenze e presso quella di Roma, dal 2002 è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove tiene i corsi di “Scenografia per la Televisione” e di “Scenografia Multimediale e Televisiva”. Nel suo insegnamento considera il docente come educatore e possibile guida, e pone al centro dell’attenzione il linguaggio iconico e la drammaturgia visuale a partire da ciascuna specifica personalità, scendendo direttamente sui territori emotivi e creativi di ciascun individuo per dare origine a possibili mondi e modi espressivi personali, come riflessi di individualità uniche e straordinarie. E’ convinto che la vera opera d’arte sia l’essere umano in sé e il primo compito di un artista autentico sia quello di impegnarsi per fare in modo che queste “opere d’arte”, il maggior numero possibile, possano risplendere di luce propria nella loro straordinaria totalità ed unicità. Per questo motivo ha messo a punto un metodo d’insegnamento basato su un costante dialogo e scambio di informazioni con l’allievo, mediante il quale, con il tempo, l’ampiezza del sogno viene condotta da un lato verso dimensioni sempre più vaste, mentre dall’altro viene indirizzata verso applicazioni immediate in base alle possibilità offerte dalla realtà contingente, il tutto regolato e condotto attraverso un allineamento completo con se stessi e con il proprio essere profondo. Nella visualità la sua ricerca è rivolta verso l’esternazione della maestosità e del miracolo insito nella vita stessa, nella pratica del vuoto/transitorio come principio fondamentale costituente l’universo e nella trasmissione di energie positive.
Recentemente ha tentuto, presso il museo Punta della Dogana a Venezia, per il ciclo di incontri “L’Opera Parla”, una conferenza/dibattito dal titolo “Edward Kienholz: essere artisti per cambiare il mondo”.
Nell’ottobre 2013 ha curato la scenografia per “La finta semplice” di W. A. Mozart (regia Elisabetta Courir, produzione As.Li.Co. Milano), in scena al Teatro Sociale di Como, al Teatro G. Fraschini di Pavia e al teatro Ponchielli di Cremona.